sabato 17 novembre 2012

#4 In viaggio verso Marte




Pullman Metro, Istanbul-Göreme

L’otogar di Istanbul è grande quasi come l’aeroporto. Difficile orientarsi e il caldo non mi aiuta a trovare il mio pullman per la Cappadocia. Da qui si può raggiungere qualsiasi punto della Turchia. I pullman infatti sono il mezzo di trasporto preferito, costano poco e viaggiano di notte. Con il fresco.
Da come ho sentito dire sono meglio dei treni, poco affidabili e limitati nelle destinazioni. All’aereo interno nemmeno ci penso, voglio godermi il tragitto palmo a palmo.
Cerco e trovo. Lo vedo, è lì. Il numero è lui, la compagnia di trasporti è quella giusta e anche la destinazione.
Il problema è arrivarci. La pensilina della stazione è paralizzata. Un muro umano impressionante, si carica e scarica di tutto, molti mangiano, il  Ramadam per oggi è finito.
Scavalco, spingo, vengo spinto e mi mischio con la folla. Contatto umano, qui le distanze interpersonali sono diverse, o ti adatti o sei fuori, letteralmente. E non voglio correre il rischio di perdere il mio passaggio verso Marte.
Usare lo zaino da 65 l come frangiflutti si rivela la soluzione ideale, mi apro un varco con sorprendente facilità, è vero non si smette mai di imparare.
Lascio il mio “dolmen” nelle mani di un inserviente dell’autobus. In cambio ricevo la ricevuta con il numero per ritirarlo all’arrivo. Lo carica con palese fatica nel portabagagli e non vuole il mio aiuto. Occhio alla tenda amico.
A questo punto vale la pena spendere una parola sull’equipaggio del bus. Data la distanza da percorrere è formato da due piloti e un “tuttofare” in completo blu scuro e tanto di papillon. Elegante ed ordinato, si schianta la bellezza di tre sigarette tre nel giro di 10 minuti. Poi, scatarrando cortesemente mi invita a salire a bordo. Si parte.
Prima nota: uomini e donne non sposati devono viaggiare separati.
Seconda nota: l’autobus ha il wifi e  le tv su ogni poggiatesta

Terza nota: ci sono un sacco di backpackers. Mi fa piacere avere compagni di viaggio come me. Qualcosa dovrà succedere. Se ci lascia liberi di seguire il percorso senza prefissarsi nulla, qualcosa accade sempre.

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