Göreme-Cappadocia
La
Cappadocia è il cuore geografico della Turchia. Un centro dal quale è possibile
raggiungere ogni punto di questo splendido paese. Nord, Sud, Est, Ovest. Ci si
trova al centro di una ideale rosa dei venti, che qui si danno appuntamento per
modellare e scavare il terreno, facendolo diventare casa, rifugio e
chiesa.
Più
che in altri luoghi qui si può avvertire lo scorrere del tempo. Un elemento
naturale che lascia impronte profonde. Camminando lungo i sentieri delle valli
ci si imbatte con estrema facilità nei ruderi di antichissime chiese bizantine.
Il fascino che sprigionano è quasi magnetico, ricche di timidi affreschi, che
aspettano di essere scoperti nella fresca penombra nella quale si sono
rifugiati secoli fa.
Un
Cristo dalla tunica scrostata, vecchia di 1400 anni, mi guarda dall’alto della
sua volta. Ci sorridiamo, ringrazio per l’ospitalità ed esco nuovamente
all’esterno, nella polvere.
La
polvere, ho scoperto, ha un effetto magnetico, mi piace, mi sporca mi fa sentire
vivo.
Il
terreno qui assume colorazioni differenti che danno il nome alle vallate che da
Göreme si diramano come un apparente infinita ragnatela di cunicoli, passaggi e
canyon. Se ne trovano per tutti i gusti cromatici: red, rose, white valley.
Decido
di spostarmi a piedi attraverso le valli. Il modo migliore per vivere palmo a
palmo un territorio all’apparenza sterile e desertico, ma che, al contrario, ha
molto da raccontare.
Il
vento. Instancabile compagno di viaggio, sempre pronto a qualche scherzo
beffardo. Prima ti rinfresca e poi ti getta polvere in bocca e negli occhi. Un
rimpiattino che dura giornate intere, mentre cammino e cammino. Addentrandomi
sempre di più all’interno di queste piccole valli labirintiche, dove perdersi è
facile, fin troppo.
La
Cappadocia è il regno del Sole, ferreo padrone che estende il suo spietato
dominio su esseri animati e non, bruciando, scaldando ed essiccando con una
forza che non avevo mai sperimentato prima.
La
sera, al contrario è fresca e ventilata, se non addirittura fredda. In effetti
la prima notte in tenda mi trovo a tremare come una foglia. Per scaldarmi un
po’ mi alzo ed esco nel piccolo giardino che l’ostello in cui mi trovo ha
adibito ad uso camping. Tolti me e la mia tenda non c’è nessun altro. Il silenzio,
tanto. E un cielo notturno così imponente da farti sentire piccolo. Questo
forse è uno dei pregi della Cappadocia, riesce a farti sentire piccolo nei
confronti della Storia, piccolo nei confronti della Natura. Ma è a piccoli
passi che si fanno i viaggi più belli.
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