sabato 17 novembre 2012

#6 Marte, sole e polvere.












Göreme-Cappadocia
          
La Cappadocia è il cuore geografico della Turchia. Un centro dal quale è possibile raggiungere ogni punto di questo splendido paese. Nord, Sud, Est, Ovest. Ci si trova al centro di una ideale rosa dei venti, che qui si danno appuntamento per modellare e scavare il terreno, facendolo diventare casa, rifugio e chiesa.  
Più che in altri luoghi qui si può avvertire lo scorrere del tempo. Un elemento naturale che lascia impronte profonde. Camminando lungo i sentieri delle valli ci si imbatte con estrema facilità nei ruderi di antichissime chiese bizantine. Il fascino che sprigionano è quasi magnetico, ricche di timidi affreschi, che aspettano di essere scoperti nella fresca penombra nella quale si sono rifugiati secoli fa. 
Un Cristo dalla tunica scrostata, vecchia di 1400 anni, mi guarda dall’alto della sua volta. Ci sorridiamo, ringrazio per l’ospitalità ed esco nuovamente all’esterno, nella polvere.
La polvere, ho scoperto, ha un effetto magnetico, mi piace, mi sporca mi fa sentire vivo.
Il terreno qui assume colorazioni differenti che danno il nome alle vallate che da Göreme si diramano come un apparente infinita ragnatela di cunicoli, passaggi e canyon. Se ne trovano per tutti i gusti cromatici: red, rose, white valley.
Decido di spostarmi a piedi attraverso le valli. Il modo migliore per vivere palmo a palmo un territorio all’apparenza sterile e desertico, ma che, al contrario, ha molto da raccontare.
Il vento. Instancabile compagno di viaggio, sempre pronto a qualche scherzo beffardo. Prima ti rinfresca e poi ti getta polvere in bocca e negli occhi. Un rimpiattino che dura giornate intere, mentre cammino e cammino. Addentrandomi sempre di più all’interno di queste piccole valli labirintiche, dove perdersi è facile, fin troppo.
La Cappadocia è il regno del Sole, ferreo padrone che estende il suo spietato dominio su esseri animati e non, bruciando, scaldando ed essiccando con una forza che non avevo mai sperimentato prima. 
La sera, al contrario è fresca e ventilata, se non addirittura fredda. In effetti la prima notte in tenda mi trovo a tremare come una foglia. Per scaldarmi un po’ mi alzo ed esco nel piccolo giardino che l’ostello in cui mi trovo ha adibito ad uso camping. Tolti me e la mia tenda non c’è nessun altro. Il silenzio, tanto. E un cielo notturno così imponente da farti sentire piccolo. Questo forse è uno dei pregi della Cappadocia, riesce a farti sentire piccolo nei confronti della Storia, piccolo nei confronti della Natura. Ma è a piccoli passi che si fanno i viaggi più belli.  

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